Mafia da stadio, tra estorsioni e racket dei biglietti la legalità a rischio fuorigioco

Mafia da stadio, tra estorsioni e racket dei biglietti la legalità a rischio fuorigioco

Il mondo del calcio in Italia è malato da tempo. E quando si parla di malattia non ci si riferisce ai valori e alle qualità del campionato di Serie A o ai calciatori che indossano la maglia della Nazionale guidata da Luciano Spalletti, né tantomeno al calendario annuale ormai intasato di partite e appuntamenti. La questione, invece, è molto più ampia e allude soprattutto alle recenti vicende che hanno fatto luce sulle infiltrazioni di alcune organizzazioni mafiose nelle tifoserie dei club. Questo è un fenomeno che si verifica a partire proprio dal settore riservato al tifo organizzato. Di esempi ce ne sono molti, ma tra i casi più emblematici appare in prima linea ovviamente quello che sta coinvolgendo le curve di Inter e Milan, oltre ai rispettivi board societari.

Lo stadio: nuova frontiera dei clan

Le organizzazioni criminali, nella maggior parte dei casi, si muovono fra il traffico e spaccio di stupefacenti, contrabbando di sigarette, controllo del territorio, estorsione, riciclaggio e molto altro. Ma non solo, perché negli ultimi anni hanno messo le mani anche nel mondo del calcio, con alcuni esponenti dei clan che agiscono direttamente nelle curve degli stadi. Estorsioni sulla vendita dei biglietti delle partite, un pizzo mensile imposto sui parcheggi, monopolio sulla vendita delle bibite e dei gadget allo stadio, violente risse e lesioni tra i gruppi, ma anche intestazioni fittizie di beni: sono solo alcuni degli illeciti maggiormente diffusi nella criminalità organizzata da stadio. Ma a cosa è dovuta questa vertiginosa espansione delle cosche criminali nel settore del pallone?

Gestire le curve e l’esterno dello stadio

A fare il punto della situazione è Pierpaolo Romani, giornalista e coordinatore nazionale dell’associazione “Avviso pubblico” – una rete di enti locali con lo scopo di promuovere la cultura della legalità e la cittadinanza responsabile – in un’intervista rilasciata a Il Giorno il 6 settembre 2024: “ll calcio, per le mafie, è una lavatrice di denaro sporco – spiega -, frutto di attività illecite a partire dal traffico di droga. Agendo come se fossero imprese, negli ultimi anni le organizzazioni criminali hanno diversificato le modalità e i mercati di investimento”. Ma nel quadro del sistema criminal-sportivo la tifoseria quale ruolo ricopre? Romani, che nel 2012 ha denunciato l’infiltrazione della mafia nel calcio nel libro “Calcio criminale” prosegue spiegando che i gruppi di tifosi “fanno gola perché includono consumatori di merchandising e anche di sostanze stupefacenti. Avere un piede dentro le curve per le organizzazioni criminali -prosegue Romani- significa fare proseliti e controllare il territorio. Dentro lo stadio anzitutto, ad esempio può succedere che non sia possibile sedersi nel posto indicato nel biglietto”. C’è poi la tematica del bagarinaggio, che in Italia rappresenta purtroppo ancora la quotidianità di chi frequenta abitualmente gli stadi: “Ci sono delle società, anche blasonate – evidenzia ancora Romani -, che regalano ai capi ultras, in cambio di pace sociale sugli spalti, un certo numero di biglietti che vengono rivenduti, procurando guadagni nell’ordine di decine di migliaia di euro ogni mese”. Una modalità di operare che, tuttavia, non si limita solamente alla rivendita illegittima dei ticket d’ingresso: “Controllare il territorio – conclude il giornalista- significa anche sapersi muoversi all’esterno dello stadio, per gestire il business dei parcheggi o dei paninari, mettendo persone di fiducia o chiedendo un “pizzo sui guadagni”.

Il caso Inter e Milan

Uno degli ultimi casi che conferma l’infiltrazione sempre più prepotente delle mafie nelle curve ha visto coinvolti gli ultras di Inter e Milan. Nel settembre 2024 un maxi blitz della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda), condotto da guardia di finanza e carabinieri, ha infatti smascherato l’indotto nero delle organizzazioni criminali a capo delle curve di San Siro, portando all’arresto diciannove persone. Lo ha deciso il gip (giudice per le indagini preliminari) di Milano, Domenico Santoro, nell’ambito di una vasta operazione sulla Curva Nord e sulla Curva Sud che, in totale, annovera circa quaranta persone nel registro degli indagati per associazione a delinquere, estorsione e vari altri reati. 

Il favoreggiamento alla cosca Bellocco

Sul fronte nerazzurro, a cui è contestata un’accusa di associazione a delinquere per l’agevolazione della cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco, sono finiti in manette Matteo Norrito, Mauro Nepi Renato Bosetti e Marco Ferdico, con quest’ultimi due ritenuti tra i capi della curva dopo l’omicidio di Vittorio Bellocco, ucciso da Andrea Beretta il 4 settembre 2024 a Cernusco sul Naviglio. Anche Beretta, già in carcere per l’omicidio del rampollo del clan calabrese, è stato raggiunto dall’ordinanza emessa dal tribunale di Milano. Nella Nord, quindi, è in atto una guerra per acquisire il potere, nata, secondo le indagini delle forze dell’ordine, in seguito all’omicidio di Vittorio Boiocchi, il precedente leader del gruppo, freddato con tre colpi d’arma da fuoco nel 2018. Il delitto è ancora irrisolto, ma nel frattempo si è scatenata una faida tra gli Irriducibili capeggiati da Domenico Bosa, detto Mimmo Hammer, che, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, hanno poi lasciato lo scranno alla triade composta da Beretta-Ferdico e Bellocco. Ad acquisire il controllo del secondo anello verde dell’impianto meneghino fu poi Bellocco, fino alla rottura con Beretta consumatasi con l’assassinio del trentaseienne della cosca di San Ferdinando. D’altro canto, invece, sulla sponda rossonera del Naviglio, i giudici contestano un’associazione a delinquere, con Luca Lucci detenuto attualmente in prigione e diventato famoso per una foto che lo ritrae assieme al leader della Lega, Matteo Salvini. Oltre al boss della Curva Sud, sono stati arrestati anche altri membri del direttivo, tra cui il fratello Francesco Lucci, Islam Hagagnoto anche col nome di Alex Codogno -, Christian Rosello, Fabiano Capuzzo e Alessandro Sticco.

La “mafiosizzazione” delle curve

Per Roberto Saviano, gli ultimi fatti venuti a galla su ciò che accade sulle tribune di San Siro non sono una novità, poiché, come sostiene in un’inchiesta pubblicata a inizio ottobre 2024 del Corriere della Sera, “il rapporto tra calcio e criminalità organizzata esiste da sempre”. In passato, infatti, episodi analoghi si sono registrati anche per altre squadre di calcio, tra le quali spiccano indubbiamente la Juventus e il Napoli, la cui tifoseria per molto tempo è stata ritenuta espressione delle cosche di camorra.  Per decenni, infatti, lo stadio San Paolo (adesso stadio Diego Armando Maradona, ndr) ha ospitato il gruppo ultras delle “Teste Matte” capeggiato dal boss Giuseppe Misso, che poi è stato classificato come un’organizzazione di narcotraffico. In altri casi, evidenzia Saviano, le mafie hanno provato a entrare nei vertici di alcune società minori, come testimoniano le vicende di Juve Stabia, Crotone e Albanova. Vicissitudini che, però, rimangono solamente dei tentativi di riciclaggio da parte dei clan, in quanto nessuna inchiesta degli inquirenti è riuscita a certificare l’ingresso delle organizzazioni criminali tra gli azionisti dei club. 

Difficile cogliere i segnali 

La criminalità organizzata nelle curve è un problema reale e a documentarne l’esistenza è anche Anna Sergi, criminologa e ricercatrice dell’Università dell’Essex, che parla di “mafiosizzazione delle curve“: “In alcune curve -spiega in un’intervista a La Nazione risalente al 2 ottobre 2024- si arriva a un livello di organizzazione gerarchica come nel caso della Curva Nord dell’Inter”. Così diventano appetibili anche i servizi che la ‘ndrangheta può offrire: “Sono servizi – prosegue Sergi – di protezione, di gestione delle attività illegali, che servono ad aumentare le potenzialità criminali della curva”. E per la criminologa i benefici sono da entrambe le parti: “Serve alla curva per appoggiarsi a soggetti – afferma – che possono garantire il raggiungimento di altri settori e alle mafie occorre invece disporre di un esercito con cui creano sinergie anche di tipo culturale”. Un modus operandi chiaro che il filone aperto dal tribunale di Milano cercherà al più presto di smantellare per migliorare le virtù che il calcio può ancora offrire.