Carlo Smuraglia
Carlo Smuraglia

La relazione Smuraglia non è più un mito: in un volume il dossier sulla mafia a Milano

Il mito della capitale morale è duro a morire. Provavano a decostruirlo anche gli scapigliati e i palombari sociali di fine ‘800, ma ancora al tempo di Mani Pulite l’impresa sembrava ardua. Così, è stato l’oblio il destino della relazione Smuraglia, il primo dossier d’inchiesta sulla mafia a Milano elaborato tra il 1990 e il 1992. Però, a trentadue anni dal deposito del lavoro, le pagine del rapporto sono state finalmente riportate alla luce con la loro pubblicazione in un volume edito nel 2024 da WikiMafia.

Dopo trent’anni il dossier è stato presentato alla città, inserito nella collana Antimafia papers, che include i documenti storici della lotta al malaffare, il volume Mafia a Milano. La storica relazione del Comitato Smuraglia è stata data alle stampe grazie al contributo economico dell’Università degli Studi di Milano. A cura di Pierpaolo Farina, sociologo e direttore di WikiMafia, il testo include una prefazione di Elena Buscemi, presidente del Consiglio comunale di Milano.

A coronare l’impresa c’è stata l’agognata presentazione in Comune – in ritardo di un trentennio – con un incontro nella Sala Alessi di Palazzo Marino moderato dalla giornalista Lorenza Ghidini, direttrice di Radio Popolare. Qui, il 24 settembre 2024, sono intervenuti, oltre a Farina e Buscemi, anche Olivia Bonardi, docente ordinaria di Diritto del lavoro dell’Università di Milano e curatrice del progetto editoriale “Scritti, discorsi, atti istituzionali di Carlo Smuraglia”, e l’attuale presidente del Commissione antimafia del comune milanese Rosario Pantaleo.

A un passo da Tangentopoli

Era il 1990 quando la Duomo connection, l’inchiesta condotta dalla pm Ilda Boccassini con Giovanni Falcone, accese i riflettori sui legami tra Cosa Nostra e i “colletti bianchi”. Sull’onda del clamore delle indagini, il comune di Milano volle istituire un comitato antimafia: le resistenze al mito della capitale morale avrebbero dato i loro frutti successivamente. Per guidarlo fu scelto Carlo Smuraglia, al tempo consigliere comunale eletto con il Pci. Tra le file del Comitato c’era anche Nando Dalla Chiesa, altro storico pioniere dell’antimafia al Nord Italia.

I lavori cominciarono il 13 novembre 1990 e contribuirono a gettare le basi di quella lotta alla mafia fatta dal basso. Uscendo dai palazzi del Comune, i membri del Comitato indagarono direttamente negli spazi urbani, ascoltando testimonianze e frequentando i luoghi della mala. La relazione fu depositata quasi due anni dopo, il 14 luglio 1992, nel pieno di Mani Pulite: da lì, più nulla fino al 2011, quando l’allora sindaco Giuliano Pisapia istituì una nuova Commissione antimafia. Il dossier, per dirla con le parole di Lorenza Ghidini, «fu messo in un cassetto dalla politica, perché con le sue accuse infamanti rischiava di mettere in cattiva luce la città».

Una nuova coscienza civica

Quando al Nord Italia “la mafia non esisteva”, la relazione Smuraglia si preparava a esplodere nella capitale morale. Neppure il Consiglio comunale la discusse: per il sindaco socialista Paolo Pillitteri – peraltro parente di Bettino Craxi – «quella di Smuraglia è la scoperta dell’acqua calda». «Non era acqua calda, era lava infuocata per la Milano dell’epoca», ha commentato Pierpaolo Farina nell’incontro a Palazzo Marino, ricordando il tentativo maldestro di diffamare il lavoro da parte dell’allora primo cittadino milanese. «Neppure nelle inchieste della magistratura degli anni ‘90 – poi terminate nei Duemila – c’è la profondità di analisi presente in queste pagine», ha commentato Farina, che ha anche spiegato come dalla relazione Smuraglia emerga il fatto che «a Milano la mafia non aveva portato solo i capitali, ma anche i metodi».

In altre parole, a controllare il territorio era la criminalità organizzata. «Ma – ha aggiunto – non si poteva dire, perché andava contro quell’immagine di Milano europea che una classe dirigente non rassegnata alla fine del proprio ciclo continuava a raccontare». «Il Comitato era solo – ha spiegato Elena Buscemi sempre nel corso dell’incontro a Palazzo Marino – perché affrontò con coraggio questioni scomode». «Trasparenza, prevenzione e difesa – ha aggiunto la presidente del Consiglio comunale di Milano – sono gli elementi centrali della relazione e costituirono il germoglio di quella che sarebbe poi diventata coscienza civica».

Carlo Smuraglia, una vita al servizio della società civile

“C’era infatti una ragione se il pomeriggio del 15 luglio del 2015 l’ultranovantenne professor Carlo Smuraglia, in un’aula di Scienze Politiche torrida e senza aria condizionata, partecipava attento alla presentazione della prima rivista scientifica dedicata alla criminalità organizzata. E chiedeva poi la parola per esprimere le sue parole di sostegno all’iniziativa”. Così Nando Dalla Chiesa descriveva Smuraglia in uno scritto del 2022.

Pioneristico nella lotta alla mafia, Carlo Smuraglia ha guidato il lavoro del Comitato milanese tra le resistenze dell’amministrazione. Avvocato e giurista, ex membro del Consiglio superiore della magistratura e presidente onorario dell’Anpi, Smuraglia «stava sì nelle istituzioni, ma stava prima di tutto nella società civile». Così lo ha descritto Olivia Bonardi, ricordando il suo invito al «patriottismo costituzionale». A oltre due anni dalla scomparsa – Smuraglia è morto nel 2022 a 98 anni – con la pubblicazione del dossier il cerchio sembra allora chiudersi, con la società civile che nei palazzi delle istituzioni è pronta a recepirne il messaggio.