La “guerra delle grucce”: Prato e la criminalità che minaccia il cuore dell’industria tessile italiana

La “guerra delle grucce”: Prato e la criminalità che minaccia il cuore dell’industria tessile italiana

“È in atto una contrapposizione tra gruppi imprenditoriali cinesi antagonisti per il controllo del redditizio mercato della produzione delle grucce e della logistica che ha registrato la commissione di plurimi delitti a base violenta”. A lanciare l’allarme è il procuratore capo di Prato Luca Tescaroli che, nell’ottobre del 2024 ha inviato una relazione al ministero della Giustizia. Prato, la seconda provincia più popolosa della Toscana, è considerata oggi il cuore produttivo del settore dell’abbigliamento in Italia e in Europa. C’è però un fenomeno criminale, molto diffuso negli ultimi anni che minaccia la credibilità delle aziende che operano e lavorano regolarmente. La città laniera, infatti, è teatro di una battaglia economica aggressiva, ribattezzata dalla stampa “Guerra delle Grucce”.

Cos’è la guerra delle Grucce?

Cos’è la “Guerra delle Grucce”? E cosa ha portato all’escalation di violenze? La battaglia, come hanno spiegato diverse testate, è combattuta da fazioni interne alla comunità cinese con l’obiettivo di assicurarsi il mercato degli appendiabiti, un giro d’affari che a Prato, il più grande distretto del fast fashion d’Europa, vale oltre cento milioni di euro all’anno. La guerra non si limita a questo visto ma riguarda anche la logistica e le spedizioni del comparto della moda. Un commercio illegale che dall’inizio del 2023 a giugno del 2024 ha fruttato più di un miliardo e mezzo di euro per le importazioni di merci dalla Cina e acquisti intra unionali (ovvero transazioni finanziarie effettuate tra soggetti che vivono negli Stati membri dell’Unione Europea, ndr) per 10 miliardi e 678 mila euro.

La mirabolante evasione fiscale

Su cosa si basa questo business? A spiegarlo è il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “La materia prima viene lavorata in evasione fiscale tramite appunto le imprese “apri e chiudi” – afferma il magistrato che ha costruito la propria carriera alla lotta contro la mafia -. Una volta indebitate con l’Erario vengono dismesse e create new company per iniziare nuova attività”. Le nuove aziende aprono i battenti proseguendo la produzione con gli stessi macchinari e lo stesso personale, che nella maggioranza dei casi è assunto in modo irregolare e soggetto a sfruttamento con turni lavorativi estenuanti di dodici o sedici ore al giorno. Un business impostato su una gigantesca evasione dell’Iva, che agevola lo sviluppo delle attività: “Le raccolte finanziarie – prosegue Tescaroli – sono indirizzate a banche clandestine, per poi essere drenate all’estero ripulendo il denaro. Il riciclaggio dei proventi si avvale del cosiddetto “chinese underground bank system”, un sistema in cui l’ordinante dei trasferimenti non appare, non si creano radici nel territorio italiano e i profitti non vengono reinvestiti, contribuendo a spostare soldi in Cina”. Le operazioni, conclude Tescaroli, “avvengono anche con criptovalute, appoggiandosi a piattaforme europee e ubicate alle Seychelles”. Vengono così diffuse aziende competitive che mettono fuorigioco gran parte della concorrenza e non potendo influire su tasse e costi dei prodotti la partita si disputa sul fronte della violenza.

Capannoni in fiamme e aggressioni alla concorrenza

Vengono quindi diffuse aziende competitive che mettono fuorigioco gran parte della concorrenza e non potendo influire su tasse e costi dei prodotti, la partita si gioca su altri fronti, soprattutto su quello della violenza. Una scia di terrore, iniziata più di due anni fa, che chiarisce quindi l’escalation di aggressioni a Prato negli ultimi mesi, con capannoni in fiamme e attentati contro imprenditori cinesi della concorrenza a opera di chi vuole accaparrarsi il mercato delle grucce. L’ultimo episodio risale al 16 febbraio 2025, quando si verificò un triplo attentato: a fuoco aziende tra Prato, Seano e Campi Bisenzio. Dalle indagini delle forze dell’ordine è emerso che i congegni incendiari, innescati in contemporanea nei tre capannoni, erano contenuti da pacchi inviati da mendaci indirizzi della Francia.

La violenza a Prato

A Prato, però, azioni della criminalità organizzata e “Guerra delle Grucce” erano temi già noti alle cronache locali nel 2018 con la maxi-operazione “China Truck”. Accusati di associazione mafiosa, estorsione, usura e traffico di droga, finirono in manette cinquantotto persone, ma il processo ha subito alcuni rallentamenti ed è ancora in corso. Da quel momento quattro anni di apparente calma fino al 5 agosto 2022, quando quattro uomini armati di pistola assaltarono un furgone della ditta Acca srl e lo incendiarono con due bottiglie di benzina. Tra gli altri episodi, anche un’aggressione avvenuta il 23 aprile del 2024 a un altro imprenditore cinese che, dopo aver rifiutato un maxi affare, è stato pestato da alcuni connazionali. Il 15 luglio dello stesso anno, dopo che il titolare nei mesi precedenti aveva subito due assalti, andò in fiamme un magazzino dell’azienda Shunda. Fu aggredito il 18 giugno anche Haifei Zheng con botte che gli procurano varie lesioni, mentre a inizio luglio la spedizione punitiva è scattata per un altro imprenditore cinese, Chang Meng Zhang, vittima di un attentato a suon di calci, pugni e colpi di coltello. L’uomo è poi riuscito a salvarsi grazie a numerosi, delicati, interventi chirurgici. Solo il 7 aprile 2025 è stato arrestato il sesto e ultimo responsabile del pestaggio, Nengyin Fang, braccio armato inviato direttamente dalla Cina per contribuire al controllo del mercato degli appendiabiti a Prato.  Ma l’ondata di violenza non si è fermata: sabato 12 aprile 2025 è stato aggredito un altro uomo nella zona sud della città, che attualmente non è in pericolo di vita. Ancora non sono stati identificati gli autori dell’agguato, probabilmente legato ad un altro episodio simile avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 aprile 2025, in cui è stato ucciso un uomo di origine cinese e una donna è rimasta gravemente ferita.