Interviste sotto scorta. Ruotolo: “Quel sodalizio camorra-Stato per la gestione dei rifiuti mi è costato la libertà”

Interviste sotto scorta. Ruotolo: “Quel sodalizio camorra-Stato per la gestione dei rifiuti mi è costato la libertà”

”Vivo sotto scorta dal 4 maggio 2015, quindi questa è stata la decima estate per me (l’intervista è stata realizzata ad agosto 2024, ndr). Già nel 2009, per un anno, ero stato messo sotto vigilanza saltuaria solo a Roma, dopo aver ricevuto una lettera minatoria molto articolata, dal contenuto si capiva che mi avevano seguito, sapevano che avevo dei cani, conoscevano l’indirizzo di casa mia. Ma è nel 2015 che di fatto finisco sotto scorta per le minacce di morte ricevute dai Casalesi”. A parlare è Sandro Ruotolo classe 1955, campano doc, cronista dal 1974, impegnato fin dagli esordi della sua carriera nel giornalismo di inchiesta e di denuncia, dal 2024 in Europarlamento nelle fila del Pd.

Da chi ti protegge lo Stato?

Dal clan dei Casalesi, l’organizzazione camorristica di Michele Zagaria, che mi vuole eliminare. Zagaria è di fatto è l’autore della minaccia verbale nei miei confronti. C’è un video nel quale dal carcere di Opera (Milano) durante un colloquio con la sorella Beatrice, lui mi minaccia chiaramente.

Qual è stata l’inchiesta che ti ha portato a vivere in questa condizione?

È stata ‘Inferno Atomico’, inchiesta realizzata sul traffico dei rifiuti tossici in Campania, andata in onda come reportage nella trasmissione ‘’Servizio Pubblico’’ di Michele Santoro. Ho documentato lo smaltimento illecito degli scarti nocivi ed ho scoperto che l’ultima ruota della filiera, era rappresentata proprio dal clan della camorra casalese, di Michele Zagaria. Smaltivano i rifiuti industriali sotto i campi, nell’agro aversano. Nel novembre 2013 intervistai Carmine Schiavone, il primo pentito del clan dei Casalesi, che mi parlò della connessione tra gli avvenimenti nella terra dei fuochi e i servizi segreti italiani. Lo Stato, in situazione d’emergenza, nella gestione dello smaltimento dei rifiuti di Napoli, aveva bisogno di depositare provvisoriamente gli scarti, urbani, non industriali, in siti di stoccaggio, così si chiamano tecnicamente, perché c’erano problemi con gli impianti di smaltimento; dunque, era necessario l’intervento della camorra per consentire questa operazione, altrimenti la popolazione si sarebbe ribellata.

Cosa chiese a Schiavone?

La domanda che ho fatto a Schiavone fu proprio perché lo Stato si fosse rivolto alla camorra. Questo fece arrabbiare Zagaria, perché portare alla luce il fatto che ”un capo”, un uomo di camorra, avesse incontrato lo Stato attraverso i servizi segreti non era di certo una bella cosa per un gruppo mafioso. Ragioniamo anche sul fatto che l’incontro del quale parliamo avvenne quando lui era ancora latitante: fu arrestato tempo dopo. Ecco il clan da allora mi vuole ”squartare vivo”.

Com’è la situazione nella ”Terra dei fuochi” oggi?

Oggi non abbiamo più le cifre e i numeri di una volta, gli incendi ci sono sempre, ma dobbiamo fare una distinzione per capire meglio. Ci sono le discariche sotto terra e non possiamo individuarle e bonificarle tutte. Poi abbiamo il fenomeno più evidente, i famosi roghi, in cui vengono incendiati scarti delle piccole attività economiche del napoletano, che vanno dai residui dell’edilizia, all’amianto, alle manifatture risultanti dalla produzione di calzature e abbigliamento, di piccoli laboratori in nero. Tutte le discariche sepolte, sono di rifiuti industriali del centro e del nord Italia, arrivati già negli anni ’70, ’80, ’90, quelli sommersi diciamo. Nel mondo di sopra viene dato fuoco agli scarti risultanti dalla precarietà, un mondo che deriva dal lavoro nascosto, della provincia di Napoli. Teniamo conto che esiste questo fenomeno per una motivazione economica. Alle imprese conviene agire così per evadere il fisco, perché se tu devi lavorare i rifiuti in un impianto autorizzato, questo emette una ricevuta e tu la devi mettere a bilancio, il costo dello smaltimento al nero invece, fatto con false bolle, evita di pagare le tasse, questo è il meccanismo semplice.

Sappiamo di innumerevoli casi di persone decedute o che si sono ammalate di cancro in queste zone avvelenate, c’è una connessione?

Qui il tema è ben noto ed è quello dei registri dei tumori, il rapporto tra l’incremento dei casi di cancro e la terra dei fuochi è assodato, bisognerebbe procedere alla bonifica. Si inspirano veleni soprattutto nella zona dei roghi e c’è un altissimo inquinamento. Recentemente abbiamo corso il rischio della contaminazione della falda acquifera con la discarica ”ex Resit” poi è stata fatta la bonifica e fortunatamente almeno quel pericolo si è evitato.

Perché è necessario chiedere una maggiore presenza dello Stato in questo luogo dove già dovrebbe essere presente?

Perché non è una situazione di normalità, quando chiediamo più Stato, più carabinieri, lo facciamo perché non possiamo considerare il territorio della provincia di Napoli, o la città stessa, al pari di altri luoghi, magari del nord Italia. Abbiamo realtà con 100 mila abitanti e le forze dell’ordine sono un totale prestabilito, evidentemente non bastano, sono in numero ridotto rispetto al bisogno reale, pensiamo a comuni dove ci sono solo 7 o 8 vigili urbani, cosa possono fare? La variabile criminalità poi non è inserita nella previsione del numero delle forze dell’ordine, se c’è un’emergenza arrivano da fuori, restano per un periodo e poi vanno via.

Vedi una fine a questa tua vita sotto scorta?

Io mi auguro di sì. Il problema è che il clan è attivo e loro hanno lunga memoria, non dimenticano. La cosa più importante è che sono anche io attivo, perché non solo faccio l’eurodeputato ma svolgo i comitati anticamorra, sono presente fisicamente sui territori, ho la carica di consigliere comunale a Castellammare di Stabia, comune che ho fatto sciogliere per infiltrazioni camorristiche. Quando andrò in pensione mi auguro possa cambiare, nel senso quando mi ritirerò a vita privata, mi auguro che finisca questa situazione. Ho massima fiducia nel nostro Stato che ci deve garantire la protezione, sono loro i professionisti della nostra sicurezza. Fatte le dovute valutazioni saranno gli organi preposti che eventualmente decideranno di togliermi la scorta, non posso deciderlo io. Operazione facile da dirsi a parole, ma sono organizzazioni criminali non sono individui che mi minacciano. Fino a quando il clan è vivo ed in piena attività non penso sia possibile. Ci tengo a sottolineare il fatto che io sono un uomo libero e Michele Zagaria è in carcere, morirà all’ergastolo, io invece grazie allo Stato posso continuare il mio lavoro ed esprimermi liberamente ed è questa la cosa più preziosa.

Sandro Ruotolo, foto Il Sole 24 ORE