«In Italia, quando si fanno i mondiali nel Qatar, ci si riempie la bocca di critiche sullo schiavismo dei qatarioti ma è lo stesso paese che non guarda in casa propria». A dirlo a #Noi antimafia è Jean-René Bilongo, presidente dell’Osservatorio Placido Rizzotto. Per il presidente il caporalato nel settore agricolo è favorito da una cultura imprenditoriale che snatura il lavoro.
L’agricoltura però è il settore che riceve più aiuti: «È un terzo del bilancio europeo. Viene foraggiata da tante risorse, nulla giustificherebbe mai questo modo di fare impresa» afferma il direttore della fondazione. Il sesto rapporto sui crimini agroalimentari di febbraio 2024, realizzato dalla Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, però denuncia che il malaffare nel settore è sempre più presente e ha fatturati miliardari. Il volume d’affari complessivo annuale stimato è di 24,5 miliardi di euro con una crescita del 12,4% nell’ultimo anno. La rete criminale si incrocia perfettamente con la filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita. Per Bilongo «il caporalato trova linfa in questi fattori».
L’Agro Pontino
In tutta la provincia di Latina gli indiani residenti sono poco più di 13mila, ma secondo diverse stime pubblicate dal Post gli irregolari sarebbero più di 30mila. La maggior parte proviene dal Punjab, uno stato del Nord dell’India. Tutti lavorano nelle aziende agricole della zona, spesso in nero o attraverso forme di lavoro “grigio”, cioè con contratti stipulati per un numero di ore minimo da esibire nel caso di controlli, ma in realtà impiegati a tempo pieno fino a 16 ore al giorno. Un sottobosco, questo, che lavora per il Mof, il mercato ortofrutticolo di Fondi. Il principale all’ingrosso, da dove passano molti prodotti che finiscono sulle nostre tavole. «Da lì vengono diramati i prodotti per tutta l’Europa – afferma Bilongo – ma nel territorio pontino c’è anche una cultura fascista molto forte con le bonifiche, quel tipo di mentalità è molto radicata nel territorio. Ci sono imprenditori che chiedono di essere chiamati “padroni” e di essere omaggiati con il saluto fascista». I lavoratori agricoli non subiscono solo sfruttamento ma anche minacce e violenze: «Ci sono alcuni che li picchiano. Io ho visto tanti morti per queste condizioni di lavoro e anche di gente che si è impiccata nelle serre. Un altro aspetto di cui non si parla molto è quello delle violenze sessuali che subiscono le donne sikh, che lavorano in agricoltura e vengono stuprate» spiega il presidente dell’osservatorio Rizzotto.
Come si inseriscono le mafie
È proprio grazie al Mof che nel Sud pontino il settore agricolo si intreccia con gli interessi della criminalità organizzata, soprattutto grazie ai trasporti. L’indagine “Sud Pontino”, conclusa dalla Dia (Direzione investigativa antimafia) nel 2010 con oltre 60 arresti, ha scoperto la gestione monopolistica dei clan Casalesi e Mallardo, in collaborazione con Cosa nostra catanese. I due gruppi criminali si occupavano degli approvvigionamenti di prodotti ortofrutticoli. Inoltre, grazie agli arresti, è emerso che ai commercianti veniva imposto di servirsi di alcune specifiche ditte di trasporto su gomma da e per i maggiori mercati del Centro e del Sud Italia. I due clan, Casalesi e Mallardo, hanno leso così per anni il sistema di libera concorrenza perché queste società di autotrasporto erano direttamente controllate dai clan mafiosi. L’indagine ha inoltre dimostrato che i Casalesi, per aggiudicarsi il controllo esclusivo nel settore dei trasporti dei prodotti ortofrutticoli sulle tratte da e per la Sicilia, avevano stretto una vera e propria alleanza con emissari imprenditoriali di Cosa nostra siciliana, gestiti da Gaetano Riina, fratello del boss di Cosa nostra Totò Riina.
L’assenza dello Stato
In questo scenario, per Bilongo è preoccupante l’assenza della politica: «La cosa che mi colpisce è che davanti a un fatto drammatico che è successo come quello di Satnam Singh – il bracciante indiano morto dissanguato a giugno 2024 dopo essere stato abbandonato dal suo datore di lavoro davanti alla casa in cui abitava a Latina – nessun esponente del governo ha messo piede nel territorio pontino eppure l’agro pontino è il collegio in cui venne eletta Giorgia Meloni. È il territorio di Claudio Durigon, sottosegretario al Ministero del lavoro, eppure nessuno del governo è andato lì».