Interviste sotto scorta/ Paolo Berizzi: “Fascismo e mafia lavorano nello stesso modo: al buio”
Paolo Berizzi

Interviste sotto scorta/ Paolo Berizzi: “Fascismo e mafia lavorano nello stesso modo: al buio”

<<Dicono che, i neofascisti e gli appartenenti all’estrema destra, io li abbia visti arrivare prima di altri. A cosa è servito, se i loro eredi oggi sono al governo?>>. Paolo Berizzi, nato a Bergamo nel 1972, inizia a scrivere da ragazzo, occupandosi di sport, cinema, teatro e cronaca. Dal 2000 scrive di neonazismo e neofascismo. Ha realizzato anche inchieste sugli ultras di estrema destra. Oggi su “La Repubblica” ha una rubrica “Pietre”, dove denuncia ogni forma di intolleranza e discriminazione. È autore di cinque saggi: “Bande Nere” (Bompiani), “Nazi Italia” (Baldini+ Castoldi), “L’educazione di un fascista” (Feltrinelli), “È gradita la camicia nera” e “Il ritorno della bestia” (Rizzoli).


Quando inizi a fare il giornalista e a scrivere di antifascismo?

A 17 anni, per “Bergamo oggi”. Andavo ancora al liceo, e scrivevo di cronache locali, sport, spettacoli. Era il mio sogno fin da bambino. Da più di 20 anni documento le violenze neofasciste e neonaziste. Sono laureato in filosofia a Milano con una tesi sulla psicologia degli ultras violenti. Da allora esploro le curve, infiltrate dall’estrema destra.

Da quando vivi sotto scorta e da chi ti protegge lo Stato?

Da febbraio 2019. In seguito al mio lavoro d’inchiesta sul neofascismo ho subito atti intimidatori sistematici e strutturali, oggi non più episodici, ma quotidiani perché il tema è molto attuale. Mi hanno aggredito sul lavoro, a casa, e hanno danneggiato la mia auto. Oggi mi attaccano soprattutto sui social, sia singoli che i gruppi organizzati, tutti neonazisti.

Pensi sia stata un’inchiesta specifica a portarti a vivere così?

No, molte. Ho fatto decine e decine di servizi in questi venticinque anni racconto e denuncio ogni giorno gli episodi di neonazismo, di odio, di neofascismo, di antisemitismo, omolesbobitransfobia, bullismo, discriminazione, xenofobia, odio razziale e intolleranze.

Hai subito episodi di violenza?

Reazioni, tante e costanti, atti intimidatori, attacchi verbali e minacce di morte. Modalità simili a quelle della mafia in termini di violenza. I fascisti, come i gruppi criminali, quando vengono smascherati, reagiscono con l’intimidazione, che diventa attacco e minaccia fisica. Ho denunciato i fatti e ad oggi ci sono 16 processi aperti. Non mi perdonano che non abbia mai smesso di occuparmi di questo.

Hai trovato supporto e sostegno?

Sì, in moltissime persone. Sigle dei partiti, le organizzazioni antifasciste, e tanti cittadini. Ma mi sento anche molto solo. Tantissimi condividono i miei valori e mi danno forza, ma soprattutto all’inizio, il mio lavoro era considerato inutile. A destra e a sinistra dicevano che i fascisti non esistevano, erano un “non problema” finito nel 1945. Queste persone credo siano i complici o i facilitatori dell’onda nera di oggi, che è al governo, gli eredi biologici del fascismo.

Chi diceva che non erano un problema?

Tanti colleghi, chi ha preferito girare la faccia dall’altra parte, per comodità. Quelli che speravano fosse tutto un sogno, una visione inventata da me, un’ossessione. Oggi tante cose che ho raccontato si sono verificate. Ho sentito spesso la diffidenza, le riserve di tutti quelli che mi ritenevano esagerato un pazzo visionario. La verità è emersa, non erano quattro ragazzi esuberanti, ma un sistema ben strutturato e preoccupante. Infatti i grandi partiti si sono piegati all’estrema destra e i gruppi neofascisti dichiarati sentono di potersi muovere in un clima favorevole.

Il tuo lavoro, in questo momento storico, è più complicato?

Da una parte è più facile, il materiale abbonda. Una volta, per stanare i neofascisti, era necessario un grosso lavoro di ricerca. Oggi sono stati sdoganati, legittimati, si sentono accettati in società. È molto più facile individuarli, sono tornati allo scoperto. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto loro che con lei possono rialzare la testa perché loro non tradiranno l’idea fascista, il sogno di una nazione dove chi ha abbassato la testa per anni ora la può rialzare. È più difficile perché chi ho denunciato e smascherato, non è più ai concerti nazi rock ma al potere. Poi vivo sotto scorta da 6 anni e fare il cronista così è estremamente
complicato.

Nel tuo libro “Il ritorno della bestia”, scrivi che questo governo ha risvegliato il peggio
dell’Italia è davvero così?

Sì. “La bestia” era già uscita dal recinto con Silvio Berlusconi, che si vantò di aver costituzionalizzato i fascisti e di averli portati al governo. Ora c’è Matteo Salvini e un governo trainato dal partito Fratelli d’Italia, erede diretto del Movimento Sociale Italiano, fondato dai reduci del Partito Nazionale Fascista e della Repubblica Sociale Italiana.

Fai parte dei 22 giornalisti sotto scorta per minacce mafiose, tu sei “un’eccezione”?

I miei colleghi sono sotto scorta per minacce mafiose. Sono l’unico sotto protezione per minacce neofasciste, in Europa e in Italia, un primato del quale non vado per nulla fiero. Racconta cosa siamo diventati e indica un problema enorme: non aver fatto i conti col fascismo. Questa “galassia nera”, in Italia, ha raggiunto livelli di intimidazione che, forse, in altri Paesi non ha raggiunto, altrimenti ci sarebbero dei miei omologhi nella mia condizione. Triste e preoccupante.

C’è un parallelo tra antimafia ed antifascismo?

Antifascismo e antimafia lavorano nello stesso modo. Chi fa inchieste, porta alla luce gruppi che hanno tutto l’interesse a lavorare al buio. Non vogliono essere illuminati e se lo fai diventi un bersaglio. Mafia e fascismo cercano di avere il controllo sul territorio, di sostituirsi allo Stato su sicurezza, welfare, assistenza ai più deboli. La mafia dice: «Ci pensiamo noi a voi perché Stato non se ne occupa», così i neofascisti, sostengono l’idea che lo Stato si occupi solo degli immigrati. Da un po’ anche i fascisti minacciano gli operatori dell’informazione. Nel mio caso, non più solo Forza Nuova, Casapound, i 12 Raggi Varese, Lealtà e Azione o i gruppi delle curve ultras, ma anche gli esponenti di questo governo mi additano. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, più volte, ha esposto il mio nome al pubblico dileggio come giornalista da screditare, delegittimare e offendere, anche Giorgia Meloni, le prime, seconde e le terze linee di Fratelli d’Italia e Matteo Salvini, in televisione, in più occasioni. L’estrema destra ti mette nel mirino, degli ultras delle curve e dei politici in doppiopetto.

Pensi che ci sarà una fine alla tua condizione attuale?

Non sono in grado di prevederlo. Sotto scorta si finisce quando la tua vita o la tua incolumità sono a rischio. Non la chiedi e fino a quando dovrai averla non ti è dato saperlo. Per quanto mi riguarda, il clima politico, le tensioni, sono peggiori di sei anni fa, la conflittualità, l’odio, la rabbia, sul territorio e nella politica sono talmente aumentati che i giornalisti che si occupano di estremismo politico si trovano a lavorare in un momento pessimo. Non come negli anni Settanta ma chi è impegnato in prima linea è più bersagliato.

Dove trovi la forza di andare avanti?

Nei miei valori e in quelli che mi hanno trasmesso i miei genitori: L’antifascismo, la difesa della Costituzione, il contrasto a tutte le forme di sopraffazione, di discriminazione, di razzismo e di tutte le declinazioni autoritarie. Inoltre non riesco e non sono mai riuscito a fare un giornalismo che non serva a qualcosa. Il giornalismo o è civile o non è affatto. Per me è un dovere fare quello che faccio, soprattutto come cittadino. Chiunque si riconosca nella Costituzione repubblicana antifascista e antirazzista ha il dovere di denunciare. Io lo faccio, con le pochissime armi che ho a disposizione, la mia penna e la mia parola. Vivo anche momenti di frustrazione, a volte hanno il sopravvento e mi portano ad interrogarmi su cosa mi abbia portato fare tutto quello che ho fatto. Poi mi dico che se non lo facessi mi sentirei non a posto con me stesso, mi sentirei un vigliacco e allora continuo. Finché la “galassia nera” rialza la testa e si sente protetta, io non mi fermo.