“Nel caso di Borsellino il dossier mafia-appalti è ancora più importante laddove si consideri che l’accelerazione dell’esecuzione della strage non ha senso guardando agli interessi puri e semplici dell’organizzazione di Salvatore Riina”, così ha detto Fabio Trizzino, l’avvocato dei figli di Borsellino davanti alla Commissione parlamentare antimafia nel settembre 2023. Si sa bene che sul dossier mafia-appalti Paolo Borsellino e Giovanni Falcone volevano sapere di più.
Le bobine ritrovate
Il dossier mafia-appalti è una delle chiavi della strategia stragista e le ultime indagini sul suo presunto insabbiamento portano con sé nomi importanti tra cui quello del procuratore Giuseppe Pignatone, l’ex pm Gioacchino Natoli e il generale della guardia di finanza Stefano Screpanti. A squarciare, però, il velo dell’insabbiamento è ancora una volta il pool della procura di Caltanissetta guidato da Salvatore De Luca che, nel settembre 2024, ha ritrovato in un archivio del palazzo di giustizia di Roma le intercettazioni disposte nel 1991 dall’allora procuratore di Massa Carrara Augusto Lama. L’obiettivo era approfondire le sospette infiltrazioni mafiose nelle cave toscane di alcune società palermitane riferibili alle famiglie Buscemi Bonura.
Il “piano criminoso” di insabbiamento del dossier mafia – appalti
Cerchiamo di ricostruire il quadro fin qui tracciato. Pignatone, Natoli e Screpanti sono accusati di aver messo in atto un piano criminoso per favorire, attraverso l’elusione delle indagini, gli affari tra la famiglia Buscemi Bonura di Palermo e il gruppo Ferruzzi. L’indagine con le relative intercettazioni venne affidata nel 1991 a Natoli che, però, la concluse dopo qualche mese riportando solo le trascrizioni integrali delle ventinove conversazioni più rilevanti. L’ex pm aveva ordinato poi l’archiviazione del provvedimento e la smagnetizzazione delle bobine per, ha riferito in Commissione parlamentare antimafia, “una prassi d’ufficio”. Le bobine, in realtà, non sono mai state smagnetizzate, ma sono rimaste per tutti questi anni negli archivi della procura di Palermo. È emerso, infatti, dall’ascolto dopo il ritrovamento che, potrebbero essere stati messi in atto, degli aggiustamenti in un processo a carico di Franco Bonura.
Le infiltrazioni mafiose nelle cave toscane
Torniamo alle intercettazioni disposte dal procuratore di Massa Carrara Augusto Lama. Partiamo dalla fine. “Ancora oggi (nel gennaio 2024 ndr) non sono in grado di dire esattamente che fine abbia fatto questa mia indagine sui rapporti tra la famiglia Buscemi Bonura e il gruppo Ferruzzi perché, come spiegherò meglio più avanti, questo fascicolo processuale fu trasmesso dalla procura della Repubblica di Massa Carrara a quella presso il tribunale di Lucca e poi da Lucca è andato a finire alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma” ha riferito Lama dinanzi alla Commissione parlamentare antimafia nel gennaio 2024.
Nel resoconto della Commissione della stessa seduta si legge che l’ex procuratore di Massa Carrara nel 1990 fu informato, in via confidenziale, dal presidente di un Consorzio cave, Franco Ravani che “la società IMEG (Industria marmi e graniti) e SAM (Apuana marmi) erano in qualche modo sotto controllo di personaggi siciliani sospetti di vicinanza alla mafia”. Le due società gestivano la maggior parte degli agri marmiferi toscani. La IMEG fu successivamente ceduta alla Generale Impianti spa di Palermo controllata a sua volta dalla Calcestruzzi Ravenna del gruppo Ferruzzi. A questo punto Lama incaricò la questura di Massa Carrara di avviare le indagini che confluirono in un secondo momento nel fascicolo “Atti relativi a presunte infiltrazioni mafiose nelle zone marmifere di Carrara, attraverso il controllo delle aziende SAM e IMEG”.
Il fascicolo Lama
Dalle indagini emerse che la Generale Impianti spa faceva capo ad una serie di imprese riconducibili alle famiglie di Antonino e Salvatore Buscemi e Giuseppe e Franco Bonura parte del mandamento mafioso Passo di Rigano-Uditore di Palermo il cui capomafia era Salvatore Inzerillo. Inoltre, precisa Lama in Commissione parlamentare antimafia nel gennaio 2024 “gli interessi siciliani della gestione degli agri marmiferi venivano fisicamente assicurati dalla presenza di tale geometra Girolamo Cimino” legato ad Antonino Buscemi per via di parentele comuni. Fu a quel punto, quindi, che vennero disposte le intercettazioni per le due società dalle quali emerse il ruolo di tramite e di primo piano di Cimino nella direzione delle imprese e, a copertura dei veri dirigenti i cui sospetti mandavano direttamente ad esponenti delle famiglie Buscemi e Bonura.
Le indagini sospese
A questo punto entra in gioco la procura di Palermo perché il fascicolo aperto nel ’91 dall’allora procuratore Augusto Lama fu inviato nell’agosto dello stesso anno nel capoluogo siciliano. Lì arrivò, riferisce Lama in Commissione parlamentare antimafia nel gennaio 2024, “una lunga missiva in cui spiegavo esattamente tutto quello che avevamo scoperto. Quindi gli intrecci societari, i personaggi che gravitavano intorno alle società, quello che avevamo accertato su Buscemi e Bonura, quanto avevano dichiarato i pentiti e soprattutto – precisa – l’opportunità di accertare bene – tramite intercettazioni – quali fossero i reali rapporti tra la famiglia di Passo di Rigano-Uditore con queste società controllate, la Calcestruzzi Ravenna e, più in generale la Ferruzzi finanziaria”. L’indagine come sappiamo fu affidata all’ex pm Gioacchino Natoli che la chiuse in pochissimi mesi e che con Lama ebbe solo “una corrispondenza di tipo epistolare”.
La chiave delle stragi
D’altro canto il fascicolo aperto nel ’91 a Massa Carrara venne poi bloccato per una serie di vicissitudini su cui ancora aleggiano anomalie e contraddizioni. Da Massa Carrara venne mandato prima alla procura di Lucca, poi a Firenze e infine a Roma. Solo alla fine dell’estate del 2024 sono state ritrovate le bobine delle intercettazioni disposte dall’ex pm Gioacchino Natoli e solo nel settembre 2024 quelle 27 bobine delle prime intercettazioni disposte dalla procura toscana. Il gruppo d’indagine della procura nissena guidato dal procuratore capo Salvatore De Luca, giorno dopo giorno, sta cercando di scoperchiare il buio che avvolge le stragi del ’92 e il dossier mafia–appalti era secondo il giudice Paolo Borsellino la chiave che avrebbe portato alla verità sulla strage di Capaci ed oggi, ancora è la stessa serratura dalla quale passa anche la verità di via d’Amelio, in cui ha perso la vita.